Bimbi prematuri, Baraldi: “Le cellule staminali promettono una svolta innovativa”
Il 17 novembre ricorre la “Giornata mondiale della prematurità” dedicata a tutti quei bambini che vedono la luce prima della 37esima settimana di gestazione e, non avendo maturato del tutto organi e apparati, non sono pronti ad adattarsi alla vita fuori del grembo materno. Servono pertanto attenzioni particolari e un ambiente su misura che li aiuti ad affrontare gli ostacoli che si presentano nei primi mesi.
Cure finalizzate dipendono anche dalle risposte che riesce a dare la ricerca scientifica. A tal proposito, ad offrire ottimi spiragli sarebbero gli effettori delle cellule staminali (vescicole extracellulari) su cui il Laboratorio di Cellule Staminali e Medicina Rigenerativa dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza sta lavorando. Ne abbiamo parlato con il prof. Eugenio Baraldi, direttore della Terapia Intensiva Neonatale dell’Azienda Ospedaliera – Università di Padova e membro del Consiglio scientifico di IRP.
Prof. Baraldi, cosa significa nascere pretermine?
Nel mondo 1 bambino su 10 nasce prematuro, ossia prima di 37 settimane di gravidanza. Poi vi sono i prematuri estremi, cioè i bimbi con meno di 32 settimane, un peso di circa 500/1000 grammi e più problemi. Nascere pretermine significa lasciare la pancia della mamma per finire in un’incubatrice che riproduce condizioni simili a quelle della vita intrauterina. Tutti gli organi sono immaturi, in particolare il polmone che risulta carente di una sostanza detta surfactant, la quale deve quindi essere somministrata e accompagnata da tecniche di ventilazione meccanica il più possibile leggere onde evitare di danneggiare l’organo. Molto delicato è anche il sistema nervoso, tant’è che spesso i bambini hanno problemi neurologici. Possono manifestarsi, inoltre, problemi intestinali che necessitano di intervento o stati di insufficienza renale; le trasfusioni sono frequenti. La neonatologia, però, negli ultimi 10 anni ha fatto grossissimi progressi. Oggi, infatti, i tassi di sopravvivenza sono confortanti: 25 anni fa si attestavano attorno al 40/45%, oggi arrivano all’85/90%, a seconda della fascia di prematurità. Il nostro centro di Terapia intensiva Neonatale a Padova ricovera circa 400 bambini all’anno e 100 pesano meno di 1500 grammi.
Quali sono le cause?
Le cause della nascita pretermine non sono chiare del tutto. Possono favorirla i parti tardivi (oltre i 40 anni) o troppo precoci (in età adolescenziale), la fecondazione artificiale, malattie croniche o acute e, in generale, stili di vita scorretti come il fumo di sigaretta in gravidanza. Per quanto si cerchi di prevenire, tuttavia, la prematurità può arrivare inaspettata. A Padova abbiamo il centro per le gravidanze a rischio con una terapia intensiva neonatale che può accogliere questi bambini. I centri specializzati sono fondamentali per prendersi cura delle mamme e dei neonati.
Come si sta rispondendo sul fronte della ricerca?
In IRP stiamo svolgendo uno studio su cui c’è una forte speranza per la prevenzione e la cura della displasia broncopolmonare, la malattia polmonare cronica dei bambini prematuri. Si tratta di una ricerca di tipo traslazionale (dal laboratorio al letto del paziente) che sta portando avanti il team del prof. Maurizio Muraca e riguarda le cellule staminali. Lavorando su modelli animali con una malattia polmonare simile a quella dei bimbi prematuri, abbiamo visto come gli effettori prodotti dalle cellule staminali abbiano un effetto di riparazione e maturazione piuttosto rapido nel polmone. Altri gruppi di ricerca hanno dimostrato effetti riparativi anche sul sistema nervoso. Ciò è significativo, in quanto utilizzare prodotti cellulari comporta un rischio molto più basso rispetto all’iniezione di cellule viventi. Si tratta di un grande passo avanti su cui stiamo investendo tanto per poterlo applicare anche ai bambini.
In parallelo, il Laboratorio di Metabolomica sta cercando di individuare dei marcatori biologici che ci possano dire, sin dal primo giorno di vita analizzando le urine, se il neonato è predisposto a sviluppare la broncodisplasia, al fine di poterlo trattare subito.
Quale contesto caratterizza la Giornata mondiale della prematurità 2018?
Quello della prematurità è un problema sentito da tutti. Lo è sul fronte economico perché il costo delle cure è altissimo (per ogni prematuro estremo sopravvissuto, oscilla tra i 100 e i 300mila euro a seconda della patologia; fonte: Società Italiana di Neonatologia, ndr), ma soprattutto per i sacrifici dei genitori che, per settimane o mesi, assistono il loro figlio in ospedale ogni giorno. Ci sono bambini che hanno problemi a lungo termine; alcuni, per esempio, sono costretti all’ossigenoterapia domiciliare per tutto il primo anno di vita dopo aver trascorso dai 2 ai 4 mesi di ricovero. Per i genitori sono momenti difficilissimi. Spesso non ce la fanno a reggere queste problematiche e per questo abbiamo una psicologa che li supporta.
Oggi i progressi della medicina fanno ben sperare e l’Italia è uno dei Paesi più sicuri nell’assistenza alla nascita, anche se esiste una discrepanza tra Nord e Sud. La sopravvivenza dei prematuri al Nord è, in generale, fra le più alte al mondo, anche rispetto all’America dove la mortalità è il doppio di quella italiana. Il nostro squilibrio dipende, in sostanza, dall’organizzazione dei punti nascita. Ve ne sono molti di piccoli che conoscono pochi casi di prematurità e non hanno competenze e apparecchiature in grado di saperli gestire adeguatamente. La tendenza attuale è di chiudere quelli che non raggiungono i 500 parti annui.