Neuroblastoma, Linfomi Non Hodgkin, Glioblastoma: al via tre nuove borse di ricerca
Si chiamano Diana Corallo, Enrico Gaffo ed Elena Rampazzo e sono i vincitori di tre delle borse di ricerca assegnate dalla Fondazione Umberto Veronesi per il 2020. Collaboratori di gruppi di lavoro operativi all’interno dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, grazie a questo finanziamento potranno compiere un passo in più nei rispettivi campi di studio riguardanti le malattie onco-ematologiche, rispettivamente il Neuroblastoma, i Linfomi Non Hodgkin e il Glioblastoma. Per saperne di più, abbiamo chiesto loro di illustrarci il proprio progetto.
Dott.ssa Diana Corallo, PhD Laboratorio di Neuroblastoma
Il neuroblastoma è il secondo tumore più comune dell’età infantile e deriva da cellule staminali delle creste neurali. Si manifesta come una malattia eterogenea dall’esito variabile: si va dalla regressione spontanea allo sviluppo di lesioni metastatiche. L’incidenza della diffusione metastatica è superiore al 50% ed è particolarmente allarmante nei pazienti ad alto rischio (HR-NB) che hanno un tasso di sopravvivenza globale di circa il 30%.
“In questo gruppo di pazienti HR-NB è fortemente espressa la proteina LIN28B. Di recente, abbiamo fornito le prove di come l’espressione aberrante di LIN28B inibisca il differenziamento delle creste neurali, stimolandone fortemente la capacità migratoria e invasiva. Ciò che, tuttavia, non è ancora chiaro è come LIN28B possa controllare questi meccanismi. Con questo studio, vogliamo comprendere, quindi, i meccanismi molecolari mediati da LIN28B che supportano la spiccata motilità delle cellule del neuroblastoma. Infine, intendiamo definire sino a che punto il microambiente tumorale determini la regolazione delle vie di segnalazione attivate nelle cellule che esprimono questa proteina”.
Enrico Gaffo, PhD Genetica e Biologia Molecolare dello Sviluppo
I Linfomi Non Hodgkin sono un gruppo di neoplasie del sistema linfatico. Rappresentano il 10-15% dei tumori infantili nel mondo e occupano il terzo posto dopo le leucemie e i tumori del sistema nervoso centrale. In Italia il tasso di incidenza nei pazienti tra 0 e 19 anni è di circa 120 casi all’anno. Le forme più comuni sono quattro: linfoma di Burkitt, linfoma diffuso a grandi cellule B, linfoma linfoblastico e linfoma anaplastico a grandi cellule. Il tasso di guarigione e sopravvivenza è complessivamente molto buono: tocca il 90%.
“Il progetto a cui lavorerò, nato dalla collaborazione tra il gruppo della dott.ssa Lara Mussolin (responsabile della diagnostica molecolare dei Linfomi Non Hodgkin) e quello di genomica computazionale della prof.ssa Stefania Bortoluzzi al Dipartimento di Medicina Molecolare, riguarda la ricerca di marcatori tumorali a partire dalle biopsie liquide dei pazienti pediatrici affetti da linfoma di Hodgkin e linfoma anaplastico a grandi cellule. In particolare, mi occuperò dell’analisi bioinformatica dei dati di sequenziamento di piccole molecole di RNA, dette microRNA, che hanno importanti funzioni regolative nelle cellule. Grazie alle nuove tecnologie di sequenziamento, infatti, si possono caratterizzare, a livello nucleotidico, le specie e la quantità di microRNA che si trovano negli esosomi, piccole vescicole rilasciate dalle cellule sane e tumorali, circolanti nel plasma dei pazienti. Per ricavare informazioni utili dall’enorme mole di dati prodotti, sono necessari sofisticati metodi informatici e statistici di competenza del bioinformatico.
Analizzando il plasma dei pazienti pediatrici, prelevato alla diagnosi della malattia, puntiamo quindi ad individuare le caratteristiche dei microRNA specifiche della malattia e/o con valore prognostico, al fine di permettere una diagnosi più accurata e una terapia più mirata per il paziente”.
Elena Rampazzo, PhD Laboratorio di Oncoematologia Pediatrica – Unità di studio dei Tumori Cerebrali
Il Glioblastoma multiforme è il più maligno fra i tumori cerebrali e, sebbene abbia un’incidenza di circa 8 persone su 100.000, che lo classifica tra i tumori rari, la sua prognosi estremamente infausta lo rende una sfida importante da affrontare per la salute pubblica. Questo tumore cerebrale è caratterizzato da un’elevata eterogeneità non solo fra pazienti diversi, ma anche nell’ambito dello stesso tumore.
“In precedenza, abbiamo dimostrato come una particolare molecola, nota come TCF4, sia un mediatore fondamentale dell’aggressività del Glioblastoma. Ora, con questo nuovo progetto appena finanziato dalla Fondazione Umberto Veronesi, l’obiettivo sarà quello di correlare gli effetti di due farmaci specifici (Tricostatin A e Vorinostat) contro l’azione della molecola TCF4, nonché la loro efficacia con le caratteristiche intrinseche di ogni tumore. Intendiamo valutare, infatti, se sottotipi diversi di Glioblastoma rispondano in maniera diversa all’azione di questi farmaci e, in caso di risposta affermativa, quali siano gli effetti sulle cellule tumorali.
Inoltre, puntiamo ad investigare nel dettaglio il meccanismo d’azione di TCF4 all’interno delle cellule tumorali e ad individuare eventuali altre molecole coinvolte nel determinare la sua funzione pro-tumorale. Tali molecole potrebbero fungere da nuovi target farmacologici. Queste nozioni ci saranno utili per mettere a punto strategie terapeutiche sempre più efficaci e mirate per ogni singolo paziente, al fine di migliorarne l’aspettativa e la qualità di vita”.